Pioggia di critiche dopo la controversa copertina: la toppa è peggiore del buco, flop a “Otto e mezzo”.
Nell’ultima settimana uno scandalo clamoroso ha scosso il mondo dell’editoria, e dell’informazione in generale, gettando discredito sull’intera categoria dei professionisti dell’informazione. Nel mirino del pubblico sdegno è il giornalista Massimo Giannini, direttore del quotidiano “La Stampa”. Giannini avrebbe infatti dedicato una scioccante copertina del suo giornale al conflitto Russia-Ucraina, titolando la foto in evidenza con lo slogan “Carneficina“. L’immagine raffigurava la devastazione della guerra: in primo piano un anziano disperato di fronte ai corpi senza vita delle vittime di un bombardamento. Il quotidiano piemontese non perde occasione per condannare le gesta di Putin, ma la copertina si è rivelata, de-facto, una clamorosa fake-news.
Lo scatto, infatti, è relativo all’attacco nella città di Donetsk, che sembra avere matrice ucraina e, di conseguenza, fratricida. Massimo Giannini è stato severamente bacchettato dall”opinione pubblica, e il disastroso danno all’immagine de “La Stampa” ha avuto eco internazionale. Persino i TG russi hanno ripreso la notizia, denunciando l’opera di propaganda e mistificazione operata dal giornalista italiano. Giannini ha tentato di ripulire la propria reputazione a “Otto e mezzo“, dove la collega Lilli Gruber gli ha concesso il diritto di replica: i risultati però, sono stati disastrosi.
“Non si sa chi ha sparato…”: clamorosa ammissione a “Otto e mezzo”
Lilli Gruber ha destinato un blocco di “Otto e mezzo” ad un’intervista chiarificatrice con Massimo Giannini, ecco le sue parole. “Se la guerra proseguirà, episodi terribili e anche molto controversi continueranno, con versioni opposte. Uno di questi è accaduto due giorni fa, con il bombardamento di civili a Donetsk. Massimo Giannini, tu oggi con “La Stampa”, con questo episodio, e con una foto che raffigura i civili morti, sei finito all’ONU a New York. Il vice-rappresentante dei russi ti ha additato come esempio di propaganda. L’informazione non è molto corretta… Tu cosa replichi?“.
Massimo Giannini ha mestamente protestato: “Io sono abbastanza sconcertato da quello che è successo oggi, perché siamo al giorno 21 di una guerra… Stiamo vedendo tutti i giorni immagini, video, foto… a meno che gli ucraini non abbiano deciso un suicidio di massa, abbiamo visto eserciti russi per mare, per cielo e per terra, colpire la popolazione civile. Dopodiché, come giornale, io ho fatto una scelta fin dall’inizio: diamo le immagini, anche quelle più crude, perché credo che l’orrore della guerra non vada nascosto, ma esibito…“.
Lilli Gruber l’ha allora interrotto, opponendo una doverosa osservazione: “Sei stato accusato di aver usato le immagini di Donetsk, dove ancora non si sa chi ha sparato…“. La giornalista ha fatto riferimento al fatto che nelle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk intercorra una sanguinosa guerra civile dal lontano 2014. In tali zone i massacri perpetrati recherebbero la firma dei reparti armati di stampo nazista, come ad esempio il famigerato battaglione Azov.
Nonostante il tentativo di riabilitare la propria immagine, il direttore de “La Stampa” è uscito con le ossa rotte dal confronto a “Otto e mezzo“. Ecco i commenti più eloquenti del web: “La defunta e putrefatta informazione giustifica il giornaleccaio Giannini de LA STAMPA sulla strage di Donetsk…“. Un altro utente aggiunge: “Si arrampica sugli specchi, ma è indifendibile!“. Ecco il video della controversa discolpa.
La defunta e putrefatta informazione giustifica il giornaleccaio Giannini de LA STAMPA sulla strage di Donetsk…#Ucraina #Donetsk pic.twitter.com/deOw1B5Egr
— Pensiero Grezzo (@PGrezzo) March 17, 2022
Calo drastico di vendite per il quotidiano di Massimo Giannini? Seguiremo con attenzione l’evolversi del caso editoriale.