Gli alimenti contaminati da PFAS costituiscono un grosso rischio per i consumatori: dal 2023 giro di vite dall’Europa.
La contaminazione di cibi e bevande dai cosiddetti PFAS sono una problematica molto diffusa in alcune zone d’Italia, specie nelle regioni del nord-est.
I cosiddetti “forever chemicals”, infatti, sono presenti in molti alimenti di origine animale, e vengono assimilati tramite l’acqua e il mangime ingerito durante la fase di allevamento. Questi micro materiali plastici persistono a lungo nell’ambiente, e possono anche arrecare effetti deleteri sulla salute dell’essere umano.
La presenza di PFAS in cibi e bevande è ormai una problematica estesa a tutto l’Occidente, complice anche le massicce importazioni ed esportazioni di beni alimentari. Per tale ragione la Commissione Europea ha deciso di adottare nuove norme al riguardo, a partire dal 2023.
In concerto con l’EFSA, la Commissione Europea ha stabilito l’entrata in vigore di nuove regole per limitare i livelli di quattro sostanze perfluoroalchilate.
Nella fattispecie, si tratta di acido perfluorottano solfonico (PFOS), acido perfluoroottanoico (PFOA), acido perfluorononanoico (PFNA) e acido perfluoroesano solfonico (PFHxS). Tali elementi microscopici possono influire sullo sviluppo dei più piccoli, rallentandone la crescita, e contribuire inoltre all’insorgenza di deficit immunitari ed epatici.
Per tale ragione la Commissione Europea ha divulgato sul proprio sito ufficiale: “Gli Stati membri hanno sostenuto all’unanimità le nuove norme che si basano su una solida valutazione scientifica dell’EFSA. Le nuove regole si applicheranno a partire dal 1° gennaio 2023.”. Si legge inoltre: “Gli alimenti di origine animale contribuiscono in modo importante all’esposizione umana ai PFAS. L’EFSA ha concluso che i PFAS si trasferiscono dai mangimi agli alimenti di origine animale, con chiare differenze tra le specie e il tipo di PFAS. Tale trasferimento può avvenire anche dal suolo ingerito da animali da allevamento in cerca di cibo e dall’acqua potabile per gli animali.”.
I PFAS, in effetti, possono essere veicolati nell’organismo umano tramite il consumo di carne, uova, pesce, crostacei, molluschi bivalve e frattaglie, alimenti normalmente presenti in tutte le tavole. Per tale ragione, i nuovi livelli di consumo saranno tarati su: “Un apporto settimanale tollerabile di gruppo (TWI) di 4,4 ng/kg di peso corporeo a settimana per la somma di PFOS, PFOA, PFNA e PFHxS, che è anche protettivo contro gli altri effetti di tali sostanze.“.
La Commissione Europea riassume infine: “Si raccomanda di svolgere indagini di follow-up sulle fonti di contaminazione, per evitare la presenza di PFAS negli alimenti. A tal fine mediante la Raccomandazione (UE) 2022/1431 livelli indicativi di concentrazione di PFAS in frutta, verdura, latte e alimenti per l’infanzia sono stati stabiliti. Tali livelli non dovrebbero pregiudicare la possibilità di immettere sul mercato alcun alimento, ma dovrebbero essere effettuate indagini quando la concentrazione supera tali livelli. Per quantificare le concentrazioni di PFAS nelle quantità in cui sono presenti, la Commissione raccomanda di utilizzare metodi sufficientemente sensibili.“.
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